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Pensione di reversibilità: chi la prende può lavorare?

E’ compatibile la pensione di reversibilità con i redditi da lavoro.

Ciò vuol dire che i superstiti saranno in grado di lavorare senza il bisogno di vedersi costretti a rinunciare l’assegno emesso dall’Inps.

Però la pensione di reversibilità non sarà del tutto accumulabile con i redditi da lavoro. Come invece per la pensione di vecchiaia ed anche per quella anticipata.

Ciò a seconda del reddito che viene percepito dal proprio lavoro.

Di conseguenza scatterà una riduzione della somma totale dell’assegno di pensione.

Il limite massimo per poter accumulare i reversibilità cambiano di anno in anno.

Dato che il parametro più importante è il trattamento minimo riguardante la pensione.

Ed inoltre viene soggetto ad una rivalutazione che avviene ogni anno.

A questo proposito, vediamo nello specifico quando è possibile accumulare i redditi da lavoro con la pensione di reversibilità e quali sono le percentuali del taglio dell’assegno.

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Pensione di reversibilità: quando scatta il taglio?

Quando il familiare superstite a cui verrà riconosciuto il diritto alla pensione di reversibilità lavora, come dipendente ma anche da autonomo, sull’assegno sarà in grado di scattare una diminuzione di percentuale che cambia al variare del reddito da lavoro.

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Per poter capire meglio entro quale somma il reddito da lavoro è compatibile con la pensione di reversibilità è necessario prendere in considerazione il trattamento minimo INPS.

Ciò all’interno dell’anno 2020 equivale a 515,07€.

Nel caso venisse calcolato su tredici mensilità, ammonta a 6.695,91€.

Vediamo nel dettaglio in che modo influisce sulla compatibilità tra pensione di reversibilità e redditi da lavoro.

La normativa definisce che quando il reddito annuale viene ricavato dall’attività lavorativa ed è superiore alle tre volte il trattamento del minimo INPS.

Però rimane comunque più basso alle quattro volte allora è il momento in cui scatterà una diminuzione del 25% della somma originaria della pensione che spetta alle persone interessate.

Di conseguenza, la pensione di reversibilità viene diminuita del 25% per le persone che dall’attività lavorativa ottengono un reddito compreso tra i 20.087,73€ e i 26.783,64€.

Di conseguenza a fronte di uno stipendio mensile compreso all’incirca tra i 1.545 e i 2.060 euro.

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Somme dell’Assegno:

Nel caso in cui il reddito da lavoro fosse compreso tra le quattro (26.783,64€) e le cinque volte (33.479,55€) il trattamento INPS, di conseguenza scatterà una diminuzione del 40% dell’importo.

Invece se il reddito è superiore ai 33.479,55€ (di conseguenza per stipendi mensili vicini a 2.575,35€) allora la riduzione della somma originaria dell’assegno di reversibilità sarà del 50%.

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Quindi più grande è il reddito e più alta sarà la riduzione del totale della prestazione pensionistica riscossa dal superstite.

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Pensione di reversibilità: non sempre l’importo si riduce:

Bisogna fare attenzione però, la pensione di reversibilità non sempre è in grado di ridurre.

Viene prevista, tuttavia, una deroga al meccanismo in grado di disporre del taglio in caso di presenza di redditi da lavoro.

Per essere più specifici, la normativa stabilisce che quando oltre al coniuge superstite siano contitolari della prestazione coloro che appartengono al medesimo nucleo familiare, di conseguenza non scatta nessuna decurtazione.

E verrà erogata in misura piena nonostante la presenza di altri redditi.

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