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Aumenta la cedolare secca sugli affitti 2020: cosa cambia?

l regime della cedolare secca ha diversi vantaggi: Assolvendo la sola imposta sostitutiva, infatti, il canone di locazione non si cumula con gli altri redditi ai fini Irpef e addizionali.

In più, non sono dovute né l’imposta di registro né l’imposta di bollo per la registrazione, la risoluzione e la proroga del contratto.

Al momento, se per chi affitta casa a canone libero si applica un’aliquota del 21%, per coloro che optano per il canone concordato l’aliquota applicata scende al 10% andando a sostituire anche le imposte di bollo e di registro.

La cedolare secca cos’è?

La cedolare secca è un regime opzionale per i contratti di locazione di immobili ad uso abitativo effettuati tra persone fisiche che non agiscono nell’esercizio di un’attività d’impresa o professionale.

Il regime prevede il pagamento di un’imposta sostitutiva di Irpef e addizionali per il reddito derivante dall’affitto dell’immobile e l’esenzione dal pagamento dell’imposta di registro e dall’imposta di bollo per registrazioni, risoluzioni e proroghe del contratto.

Anche i contratti di locazione di tipo strumentale stipulati nel 2019 possono essere assoggettati al regime opzionale della cedolare secca.

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Come funziona la cedolare secca?

L’imposta sostitutiva è pari al 21% del canone di locazione annuo stabilito dalle parti, salvo che per i contratti a canone concordato, per cui si applica un’aliquota del 15% (ridotta al 10% nel quadriennio 2014-2017).

La stessa aliquota è prevista anche per i contratti di locazione stipulati nei comuni per i quali è stato deliberato, nei 5 anni precedenti la data di entrata in vigore della legge di conversione del Dl n. 47/2014 (28 maggio 2014), lo stato di emergenza a seguito del verificarsi di eventi calamitosi.

Infine, con la legge di bilancio 2018 è stata prorogata di altri 2 anni (2018 e 2019) l’aliquota ridotta al 10% per i contratti a canone concordato.

Scegliendo la cedolare secca, il locatore rinuncia alla facoltà di chiedere l’aggiornamento del canone di locazione, anche se è previsto nel contratto, inclusa la variazione accertata dall’Istat dell’indice nazionale dei prezzi al consumo per le famiglie di operai e impiegati dell’anno precedente.

l’aumento delle tasse sull’affitto sociale:

Con il documento programmatico di bilancio 2020, però, ci potrebbero essere delle novità in merito alla cedolare secca, che, dal 10% potrebbe crescere al 12,5%, accompagnandosi ad un aumento da 50 a 150 euro ciascuna dell’imposta ipotecaria e catastale sui trasferimenti immobiliari (tra privati) soggetti all’imposta di registro (prima casa e altri immobili).

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Il che naturalmente non ha fatto piacere agli operatori del settore, impegnati in questi giorni in una battaglia per evidenziare le conseguenze negative sul comparto immobiliare di una decisione che aumenta la pressione fiscale proprio sulla fetta di mercato destinata alla clientela con maggiori difficoltà economiche.

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Cosa cambia con l’aumento della cedolare secca?

Una misura che avrà certamente ripercussioni sugli inquilini, perché come solitamente avviene in questi casi, gli aumenti del fisco vengo sempre scaricati sul consumatore finale. In questo caso, l’inquilino.

E’ quindi ragionevole pensare che i canoni d’affitto subiranno un ritocco all’insù e per coloro che avranno redditi bassi non sarà tanto facilmente sopportabile.

Un affitto di un appartamento con canone pari a 1.000 euro mensili potrebbe costare 25 euro in più all’inquilino, cifra che su base annua diventerebbe 300 euro. Non poco, di certo.

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