Ue riapre frontiere a 15 Paesi: Usa esclusi con Brasile e Russia

Ue riapre frontiere – I paesi dell’Unione Europea, hanno dato il consenso, finalmente raggiunto la settimana scorsa. Per quanto riguarda la riapertura delle frontiere dell’Unione europea (esterne) a una lista di paesi terzi.

Sono numerose le variabili che i governi hanno dovuto tenere a conto. Quando è stata approvata la raccomandazione, l’impegno diventa vincolante sempre parlando da un punto di vista politico.

La lista comprende 14 paesi:

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A questa lista si possono aggiungere paesi come la Cina, nel caso dal paese asiatico ci fosse reciprocità nei confronti dei cittadini comunitari. Invece resteranno esclusi sono gli Stati Uniti, il Brasile e la Russia.

I Ventisette dovranno aggiornare la lista ogni due settimane. I diplomatici nella sede di Bruxelles hanno negoziato in questi giorni un criterio epidemiologico con cui stabilire se aprire oppure no le frontiere esterne a singoli paesi terzi.

Questo parametro include che si riescano ad aprire i confini con i paesi che negli ultimi 14 giorni abbiano livelli epidemiologici più vicini a quelli europei.

Il fatto che i confini vengano aperti, a cominciare dal 1° luglio, riguarda anche i residenti di quattro enclaves europee:

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Ue riapre frontiere : Anche Italia favorevole

«Vi sono state nel fine-settimana discussioni con i paesi tentennanti, perché l’astensione vale voto contrario», ha spiegato un diplomatico.

Numerosi paesi sono allarmati per le conseguenze sanitarie, però anche quelle politiche (per esempio: aprire i confini ai cinesi, ma tenendoli chiusi agli americani).

Tuttavia, numerosi dei grandi paesi – Germania, Francia e Spagna – hanno dato la loro approvazione. Anche l’Italia si è vista votare a votare a favore del compromesso.

Invece paesi come la Danimarca e Irlanda non hanno partecipato all’iter decisionale,  in quanto godono di esenzioni per quanto riguarda il campo degli affari interni. Invece è stata approvata una raccomandazione.

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Impegno politico, non obbligo giuridico:

L’accordo è quindi un impegno politico, non un obbligo giuridico.

I governi saranno in grado di modificare la lista, però tenendo conto i rischi, nel caso dovessero aprire le frontiere a paesi non inclusi all’interno della lista.

Il pericolo in questa situazione è che i partner europei possano rintrodurre limitazioni alle frontiere interne per quanto riguarda la Zona Schengen. Per poter evitare nuovi focolai infettivi.

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