Sindacato solo per gli stranieri è possibile? Quali sarebbero i vantaggi?
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Sindacato solo per gli stranieri è possibile? Una ricerca condotta nel 2008 da “EURES“ istituto di ricerche economiche e sociali ha dimostrato che l’80% dei lavoratori stranieri residenti in italia vogliono un sindacato tutto loro.
Sindacato solo per gli stranieri è possibile?
Nel 2008 l’EURES ha affermato:
La «crescente consapevolezza tra i lavoratori dell’importanza del proprio ruolo e del contributo fornito alla crescita della ricchezza del nostro Paese: gli immigrati rappresentano infatti il 12,5% dell’occupazione, con mansioni nell’85% dei casi di carattere esecutivo, progressivamente abbandonate dai lavoratori italiani».
Due milioni di persone che ogni giorno mandano avanti la nostra economia. «Se tutti i lavoratori stranieri incrociassero le braccia – calcola EURES – al di là degli effetti fortemente negativi sul Pil nazionale (di cui producono il 9,2%), si avrebbe una paralisi di alcuni settori quali, in primo luogo, i servizi alle famiglie (dove la componente straniera raggiunge il 67%), ma anche nell’agricoltura (20,9% di occupati stranieri), nelle costruzioni (19,7%) e nel comparto turistico ricettivo (20,9%); fortemente indeboliti ne risulterebbero anche il tessile (14,8% di occupati stranieri), l’industria conciaria (15,7%), quella metallifera (14,6%) e, più in generale, l’industria nel suo complesso (12,9%)».
Secondo i dati Istat, al 1 gennaio 2018 gli stranieri residenti in Italia sono 5.144.440, pari all’8,5% della popolazione.
L’incidenza della popolazione straniera sulla popolazione italiana totale è un dato in continua crescita cosi come anche il loro contributo a livello di crescita del prodotto interno lordo italiano.
Sarebbe vantaggioso creare un sindacato per gli stranieri?
Sempre secondo l’EURES:
«l’idea di un sindacato a parte per gli stranieri può essere perfino pericolosa, se raccolta dalle istituzioni, può diventare un’opportunità».
«La consapevolezza della comunità dei lavoratori stranieri di essere un soggetto sociale portatore di interessi e di diritti specifici costituisce in sè un forte e irreversibile segnale di cambiamento che il sistema politico italiano non deve e non può ignorare né respingere. Bisogna coglierne la spinta propulsiva e la connotazione positiva per trasformare questa forte domanda di integrazione e di partecipazione in una più complessiva occasione di crescita sociale e civile del Paese».
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