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Reddito d’impresa, cambiano le nuove regole sull’evasione fiscale

Il reddito d’impresa, per meglio capire, non potrà essere più inferiore del costo medio di un dipendente dello  stesso settore. Invece se così dovesse essere, è senza nessun dubbio chiaro che deve esserci qualche abnormità per quanto riguarda il lato contabile.

Ovvero, una prova di evasione fiscale dichiarato. Questa, come minimo, la conclusione cui è giunta la Corte di Cassazione, sempre accogliendo le tesi dell’Agenzia delle Entrate.

Per i giudici del Palazzaccio di Piazza Cavour, per l’appunto, un imprenditore non può dichiarare meno di un quello che guadagna tramite un dipendente del settore.

In caso dovesse essere proprio così, l’Agenzia delle Entrate potrà darsi da fare con un giudizio di “impugnazione-merito” e poter determinare di nuovo il reddito dell’impresa in base ai parametri ben precisi.

Un’ordinanza, quella dalla Cassazione dello scorso 6 aprile, stabilita a far parlare soprattutto gli ambienti imprenditoriali. Vediamo insieme precisamente ciò che prevede.

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Reddito d’impresa, l’Agenzia stabilisce i parametri per determinarlo:

Nell’ordinanza n. 7695 del 6 aprile 2020, la Corte di Cassazione ha riconosciuto i motivi dell’Agenzia delle Entrate che, negli scorsi anni, aveva perfezionato i corrispettivi dichiarati da un’attività di albergo, ristorante e pizzeria.

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L’amministrazione finanziaria, tuttavia, aveva identificato dei contrasti tra i ricavi aziendali e il numero di cartoni di pizza acquistati. I profitti che quest’ultimi avrebbero dovuto causare, infatti, erano di gran lunga maggiori rispetto a quanto dichiarato nella dichiarazione dei redditi.

A causa di questo elemento anomalo se ne aggiunge però un secondo, che è legato ai bilanci societari degli ultimi anni. L’attività di ristorazione e ricezione, infatti, chiudeva ogni anno con perdita, tanto che i proprietari-gestori non avevano mai dichiarato alcun imponibile ai fini fiscali.

Con un giudizio tributario di “impugnazione-merito”, l’Agenzia aveva rettificato il reddito dichiarato dai soci a quello del costo medio di un dipendente del settore di riferimento maggiorato del rischio di impresa al 40%.

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Reddito d’impresa, la sentenza della Cassazione:

Entrambi le parti sono dovute arrivate di fronte alla Cassazione in seguito che la Commissione Tributaria Provinciale aveva accolto solo in parte, le ragioni dei gestori dell’attività imprenditoriale. Mentre la Commissione Tributaria Regionale aveva determinato nuovamente il reddito dei ricorrenti in base al guadagno minimo di sostentamento dei soci.

La Cassazione, una volta che ha accertato l’incongruità della dichiarazione iniziale dell’impresa ricettiva, ha riconosciuto le ragioni della decisione dell’Agenzia delle Entrate, ed ha inoltre confermato anche il metodo di calcolo utilizzato.

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Invece per quanto riguarda il pensiero degli Ermellini, dunque, era giusto il ragionamento adottato dall’amministrazione finanziaria che ha determinato il nuovo reddito, potendolo adeguare allo stipendio medio di un lavoratore maggiorato del rischio di impresa del 40%.

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