Il giornale La Stampa e quello britannico The Telegraph rivelano l’elaborazione di un nuovo protocollo nella regione del Piemonte dove ci sono i contagiati con meno probabilità di superare la malattia e ciò è dovuto alla saturazione delle unità di cura intensiva.
“Vorremmo tardare il più possibile il momento in cui dobbiamo decidere chi vive e chi muore”
dichiarò Roberto Testi, presidente del comitato tecnico-scientifico della regione.
Le persone contagiate da coronavirus che hanno scarse possibilità di sopravvivere causato dall’età avanzata o patologie pre-esistenti potrebbero non ricevere le cure intensive in caso di esaurimento dei posti in ospedale.
La Unità di Crisi della regione che coordina la situazione di questa zona del nord del Paese, ha elaborato un protocollo per determinare quali pazienti riceveranno trattamento nelle cure intensive e chi no a causa della mancanza di spazio.
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Mentre la epidemia continua a diffondersi, la capacità delle cure intensive sta esaurendo in Italia. Per ora la Lombardia è la regione più infetta. Però il focolaio si sta rapidamente allargando verso la regione del Piemonte.
Secondo il documento prodotto dal dipartimento regionale della Protezione Civile si è dichiarato: “i criteri per l’accesso alla terapia intensiva in caso di emergenza deve includere un’età inferiore agli 80 anni o un punteggio minore di 5 dell’indice di comorbilità di Charlson (che indica quante altre condizioni mediche ha il paziente).
Si considererà anche la capacità del paziente di riprendersi dall’animazione, secondo il documento. “L’aumento dell’epidemia rende probabile che si raggiunga un punto di squilibrio tra le esigenze cliniche dei pazienti con COVID-19 e la disponibilità effettiva delle terapie intensive”, questo è ciò che si legge nel testo.
“Nel caso che sia impossibile proporzionare il servizio di cura intensiva per tutti i pazienti sarà necessario applicare dei criteri per ottenere un trattamento intensivo che dipende dalle risorse limitate disponibili”, Aggiunge. “I criteri stabiliscono le linee guida se la situazione si evolve in natura talmente eccezionale come per le quali le decisioni terapeutiche di ogni caso individuale dipendano dalla disponibilità di risorse, il quale obbliga gli ospedali a concentrarsi su quei casi nei quali c’è maggior beneficio per il trattamento clinico”.
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Il documento è già pronto, sta aspettando la presentazione finale e l’approvazione del comitato tecnico-scientifico prima di essere inviato agli ospedali.
Il segretario della Salute della regione, Luigi Icardi, disse che il protocollo sarà vincolante e stabilirà, in caso di saturazione delle sale, “un codice di precedenza per l’accesso alle cure intensive, basandosi su alcuni parametri come la sopravvivenza potenziale”. “Non abbiamo mai voluto arrivare a questo momento”, disse il funzionario della Stampa.
Roberto Testi, presidente del comitato tecnico-scientifico della regione, disse, per conto suo, a The Telegraph: “Qui cerchiamo di ritardare il maggior tempo possibile l’uso di questi criteri. In questo momento ci sono ancora posti in terapia intensiva disponibili e stiamo lavorando per crearne di più”.
“Vogliamo arrivare il più tardi possibile al punto in cui dobbiamo decidere chi vive e chi muore. I criteri si relazionano solo con l’accesso alle cure intensive: coloro che non avranno accesso alle terapie intensive riceveranno tutti i trattamenti possibili”, affermò.
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Si spera che i criteri si applichino in tutta Italia, dissero fonti dal Governo.
Secondo l’ultimo bilancio di domenica, in Piemonte ci sono stati già 81 morti e 1.111 contagiati. Nella regione, i casi di COVID-19 si duplicano ogni due giorni e mezzo. Una crescita più marcata nelle percentuali rispetto alla Lombardia (dove gli infettati si duplicano ogni tra giorni) e all’Emilia Romagna, secondo il giornale La Stampa.
Attualmente nella regione ci sono 300 unita di cure intensive, delle quali 159 sono occupate da persone infette da COVID-19; il resto dei pazienti sono ricoverati per ictus celebrale, attacchi cardiaci, incidenti, interventi urgenti. Per il fine settimana, si sperava che i posti si duplicassero; nonostante l’aumento potrebbe non essere sufficiente per i ritmi con cui l’infezione sta crescendo attualmente.
La lombardia, vicino al punto di non ritorno:
La situazione in Piemonte potrebbe essere presto come quella della Lombardia, la regione più infetta dalla pandemia, dove le autorità hanno espresso in maniera esplicita la loro preoccupazione sulla capacità del loro sistema degli ospedali per far fronte al flusso dei malati; diversi medici comparano la situazione ad uno scenario di guerra.
“Le cifre continuano ad aumentare. Presto arriverà il momento in cui non avremo più stanze per la rianimazione”, avvisò questa domenica Attilio Fontana, governatore della regione, all’intervista su SKY TG24.
In una conferenza stampa, il sabato, Giulio Gallera, vice rappresentante della Salute, ha affermato: “In Lombardia, ci restano solo 15/20 letti per la terapia intensiva. Siamo vicini al punto di non ritorno”.
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Secondo l’ultimo bilancio della Protezione Civile, la domenica, 1.218 persone sono morte a casa del coronavirus in Lombardia, dove ci sono 13.272 casi. L’Italia è il paese più infettato dell’Europa, con un totale di 1.809 morti e 25.000 casi.
L’Italia ha 5.900 letti per la terapia intensiva, che per il momento supera il numero dei pazienti che lo necessitano. Si sta anche lavorando per creare una nuova capacità per i letti in cliniche private, case di riposo e compresi i negozi di campagna. Tuttavia, il Paese ha anche bisogno di medici, infermieri (il governo vuole assumerli) e di team.
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