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Cos’è il MES, come funziona e cosa cambia con la nuova riforma?

Sulla riforma del Mes si gioca la tenuta del governo giallorosso. Il rapporto politico e personale tra Giuseppe Conte e Luigi Di Maio si sta logorando, mentre in questo continuo susseguirsi di dichiarazioni e di accuse reciproche non è ancora chiaro quali siano i contenuti di tale riforma.

 Cos’è Il Meccanismo europeo di stabilità (MES)?

Detto anche Fondo salva-Stati (in inglese European Stability Mechanism; ESM), è un’organizzazione internazionale a carattere regionale nata come fondo finanziario europeo per la stabilità finanziaria della zona euro (art. 3), istituita dalle modifiche al Trattato di Lisbona (art. 136) approvate il 23 marzo 2011 dal Parlamento europeo e ratificate dal Consiglio europeo a Bruxelles il 25 marzo 2011.

Esso ha assunto però la veste di organizzazione intergovernativa (sul modello del FMI), a motivo della struttura fondata su un consiglio di governatori (formato da rappresentanti degli stati membri) e su un consiglio di amministrazione e del potere, attribuito dal trattato istitutivo, di imporre scelte di politica macroeconomica ai paesi aderenti al fondo-organizzazione.

Il Consiglio Europeo di Bruxelles del 9 dicembre 2011, con l’aggravarsi della crisi dei debiti pubblici, decise l’anticipazione dell’entrata in vigore del fondo, inizialmente prevista per la metà del 2013, a partire da luglio 2012.

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Successivamente, però, l’attuazione del fondo è stata temporaneamente sospesa in attesa della pronuncia da parte della corte costituzionale della Germania sulla legittimità del fondo con l’ordinamento tedesco.

La Corte Costituzionale Federale tedesca ha sciolto il nodo giuridico il 12 settembre 2012, quando si è pronunciata, purché vengano applicate alcune limitazioni, in favore della sua compatibilità con il sistema costituzionale tedesco.

Come funziona il MES?

Il MES ha una dotazione di 80 miliardi di euro, pagati in maniera proporzionale all’importanza economica dei paesi dell’eurozona: con quasi il 27 per cento del capitale la Germania è il primo contributore, e con ogni probabilità non usufruirà mai degli aiuti.

Inoltre, emettendo titoli con la garanzia degli stati che ne fanno parte, il MES può raccogliere sui mercati finanziari fino a 700 miliardi di euro.

Questi soldi poi possono essere prestati agli stati in difficoltà, per esempio per ricapitalizzare i loro sistemi bancari.

Gli stati che vengono aiutati dal MES, se rispettano alcune condizioni, possono ricevere anche l’aiuto illimitato da parte della BCE sotto forma delle famose OMT, un piano che di fatto permette l’acquisto senza limiti di titoli di stato del paese in crisi.

Per ricevere l’aiuto, uno stato deve accettare un piano di riforme la cui applicazione sarà sorvegliata dalla famosa “Troika”, il comitato costituito da Commissione Europea, Banca Centrale Europea e Fondo Monetario Internazionale.

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Il piano di riforme di solito prevede misure molto impopolari, come taglio alla spesa pubblica, in particolare alle pensioni, privatizzazioni, liberalizzazioni e flessibilizzazione delle leggi sul lavoro, allo scopo di rendere nuovamente sostenibili i conti pubblici.

Fino a oggi Grecia, Cipro, Portogallo e Irlanda hanno usufruito di programmi di aiuto del MES.

Cosa cambia con la nuova riforma del MES?

Una novità importante riguarda un aspetto tecnico che rischia di avere ricadute pratiche sulla percezione degli investitori sul nostro Paese.

La riforma in discussione prevede l’introduzione di un sistema semplificato per le procedure di ristrutturazione del debito.

Posto tutto quello che è stato scritto sopra, ovvero che il percorso che potrebbe portare a chiedere una ristrutturazione del debito resta tutt’altro che agile, a cambiare potrebbero essere le modalità tecniche.

Dal 2022 i nuovi titoli di Stato emessi verrebbero accompagnati da una clausola che sostanzialmente consente a una maggioranza qualificata di investitori di far scattare la ristrutturazione.

Questa “semplificazione” potrebbe, secondo alcuni osservatori, aumentare le percezione di rischio sui nostri titoli, spingendo così gli investitori a chiedere tassi di interesse più alti.

 Quale sono i punti critici del MES?

In particolare sono nuove Clausole di azione collettiva (Cac): introdotte nell’Eurozona dal 2013, sono delle clausole collegate ai titoli del debito pubblico che consentono allo stato di rinegoziare i termini del titolo, in particolare interessi e scadenze.

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Servono in particolare in caso di crisi del debito, per procedere a una ristrutturazione del debito maggiormente ordinata e prevedibile.

Finora per modificare i termini del titolo era richiesta l’approvazione della maggioranza dei detentori dei titoli del debito non solo in totale, ma anche in ogni singola sottocategoria dei titoli stessi (diverse scadenze, diversi interessi e via dicendo creano diverse sottocategorie). Si parla quindi di clausola di azione collettiva a doppia maggioranza.

Con la riforma del Mes si dovrebbe passare invece a clausole di azione collettiva a maggioranza singola.

Sarà cioè sufficiente la maggioranza del totale dei detentori del debito pubblico e eventuali maggioranze nelle varie sottocategorie non avranno quindi la possibilità di bloccare la ristrutturazione del debito.

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