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Quando avviene la morte del pensionato, la reversibilità pensione coniuge passa a quest’ultimo, vediamo insieme cosa succede in caso di un secondo matrimonio.
Reversibilità pensione coniuge: cosa è?
Per pensione di reversibilità si intende una prestazione previdenziale data dall’INPS per le famiglie che hanno perso una persona pensionata.
La persona che ha diritto alla pensione è il coniuge e ciò avviene anche in caso di separazione giudiziale.
Precisiamo che ci sono casi in cui la pensione di reversibilità spetta anche al coniuge divorziato.
Vediamo se quest’ultimo si dovesse sposare cosa succede?
Reversibilità pensione coniuge e nuovo matrimonio:
Non si ha più diritto alla pensione di reversibilità per il coniuge solamente in due casi:
- In caso di decesso del beneficiario;
- In caso il coniuge dovesse risposarsi.
C’è, però, il Decreto Luogotenenziale del 1945, che prevede che il coniuge che dovesse perdere la pensione di reversibilità per via di un nuovo matrimonio, ha diritto ad un assegno di 2 anni come liquidazione.
Quindi, se il coniuge dovessero risposarsi, perderebbe il diritto alla pensione di reversibilità, ma avrebbe la liquidazione di 2 anni.
Nel caso si dovesse decidere di effettuare delle seconde nozze, verrebbero date 26 mensilità della pensione che si beneficia alla data del nuovo matrimonio.
Quali sono i redditi di cui parliamo?
Ad ogni modo, nel caso in cui il reddito del beneficiario della pensione di reversibilità superi precisi limiti annuali, potrebbe essere previsto un taglio alla quota spettante di pensione ai superstiti:
E per essere più specifici:
- Per redditi fino a 20.087,73 euro (3 volte il minimo Inps), la pensione di reversibilità spettante è l’intera quota;
- Per reddito compresi tra 20.087,73 euro e 26.783,64 euro (4 volte il minimo Inps) la pensione di reversibilità spettante viene ridotta del 25%;
- Per redditi compresi tra 26.783,64 euro e 33.479,55 euro (5 volte il minimo Inps) la pensione di reversibilità spettante viene ridotta del 40%;
- Per redditi superiori a 33.479,55 euro la pensione di reversibilità spettante viene ridotta del 50%.
Pensione di reversibilità: quando scatta il taglio?
Quando il familiare superstite a cui verrà riconosciuto il diritto alla pensione di reversibilità lavora, come dipendente ma anche da autonomo, sull’assegno sarà in grado di scattare una diminuzione di percentuale che cambia al variare del reddito da lavoro.
Per poter capire meglio entro quale somma il reddito da lavoro è compatibile con la pensione di reversibilità è necessario prendere in considerazione il trattamento minimo INPS.
Ciò all’interno dell’anno 2020 equivale a 515,07€.
Nel caso venisse calcolato su tredici mensilità, ammonta a 6.695,91€.
Vediamo nel dettaglio in che modo influisce sulla compatibilità tra pensione di reversibilità e redditi da lavoro.
La normativa definisce che quando il reddito annuale viene ricavato dall’attività lavorativa ed è superiore alle tre volte il trattamento del minimo INPS.
Però rimane comunque più basso alle quattro volte allora è il momento in cui scatterà una diminuzione del 25% della somma originaria della pensione che spetta alle persone interessate.
Di conseguenza, la pensione di reversibilità viene diminuita del 25% per le persone che dall’attività lavorativa ottengono un reddito compreso tra i 20.087,73€ e i 26.783,64€.
Di conseguenza a fronte di uno stipendio mensile compreso all’incirca tra i 1.545 e i 2.060 euro.
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