Lavori che sparirebbero senza immigrati: Colf, Muratori, Braccianti e altri…

Quali sono I lavori che sparirebbero senza immigrati?  In questo articolo analizziamo insieme quali sono i lavori che gli italiani non sono più disposti a svolgere e che vengono ricoperti dai cittadini stranieri presenti sul nostro territorio.

Il contributo degli stranieri al PIL italiano:

Cos’è il PIL?

Il PIL (Prodotto Interno Lordo) è il valore dei prodotti e servizi realizzati all’interno di uno Stato sovrano in un determinato arco di tempo.

Si tratta della somma totale dei beni e dei servizi che si producono per essere consumati all’interno di uno Stato.

Facendo un conteggio preciso del PIL si è in grado di determinare la ricchezza di un Paese per l’anno in questione, facendo un rapporto tra il prodotto interno lordo e il numero delle persone che vivono in quel determinato Paese. 

il contributo al Pil degli stranieri è di oltre 130 miliardi di euro, pari al 9% della ricchezza nazionale. Questi dati sono stati elaborati e studiati dalla fondazione MORESSA. 

<<Il tasso di occupazione degli stranieri dalla crisi del 2008 a oggi è sempre stato maggiore di quello degli italiani. «Un caso quasi unico in Europa>>

Chiara Tronchin, ricercatrice della Fondazione Moressa

Più italiani che stranieri disoccupati…

I dati del secondo trimestre dl inchiesta condotta dalla fondazione hanno rilevato che gli stranieri occupati sono il 62,2%, mentre gli italiani sono il 58,7 per cento.

IL CONFRONTO
Serie storica dei tassi di occupazione – 15-64 anni. (Fonte: elaborazioni Fondazione Leone Moressa su dati Istat)

Ma quali sono I lavori che sparirebbero senza immigrati?

I lavori che sparirebbero senza immigrati sono davvero molti e si tratta soprattutto di lavori duri, che richiedono uno sforzo fisico maggiore, in particolare, oltre un terzo degli immigrati (34%) svolge professioni non qualificate, tra cui:

La maggior parte di questi lavori vengono completamente snobbati dai cittadini italiani..

In altri termini – aggiunge Tronchin -, senza la manodopera immigrata scomparirebbero badanti, colf, braccianti agricoli, muratori e manovali, professioni poco appetibili per i giovani italiani».

Immigrazione = Fattore strategico per il nostro paese

Ad affermare questo è Alessandro Rosina, ordinario di demografia e statistica sociale dell’università Cattolica di Milano, il quale sottolinea la necessità di inserimento positivo dell’immigrazione all’interno di un piano di sviluppo solido e coerente del Paese, che consenta sia di tutelare gli immigrati dal rischio di sfruttamento, sia di contribuire ad alimentare un circuito virtuoso in cui lavoro crea lavoro e allarga la torta per tutti».

Gli stranieri in Italia pagano le stesse tasse dei cittadini italiani?

Stranieri ed italiani pagano per lo più i medesimi contributi, in particolare negli ultimi anni secondo l’inchiesta condotta dalla fondazione LEONE MORESSA ,

il reddito medio dei cittadini stranieri residenti in Italia è aumentato ma il contributo al getto dell’IRPEF rimane medio-basso: solo il 4,3 %.

Rispetto agli italiani la media pro capite di tasse versate è inferiore (3765 mila euro contro 4.865), essendo il loro reddito basso.

Il maggior numero dei contribuenti stranieri proviene dalla Romania con un reddito medio di 10961,00 euro seguiti dai Brasiliani con reddito medio di 15297,00 euro , Albanesi con reddito medio di 13983,00 euro.

Principali tasse:

IRPEF:

L’Irpef (imposta sul reddito delle persone fisiche) è l’imposta più importante del sistema tributario italiano e riguarda oltre 40 milioni di contribuenti.

Grava su ognuna delle persone fiscalmente residenti in Italia su tutte le tipologie di reddito ovunque prodotte nel mondo.

è calcolata in base al reddito percepito sia dal lavoratore dipendente, sia dal pensionato o dal lavoratore autonomo.

IVA:

L’imposta sul valore aggiunto, in acronimo IVA, è un’imposta – adottata in sessantotto Paesi del mondo (tra i quali anche vari membri dell’UE) – applicata sul valore aggiunto di ogni fase della produzione, di scambio di beni e servizi.

Da leggere: Aumento Iva 2020: quanto costa a ongi famiglia?

IRES:

L’imposta sul reddito delle società (IRES) è una imposta proporzionale e personale che si ottiene tramite applicazione di un’aliquota unica, la cui entità, variata nel corso degli anni, è fissata al 24%, dalla Legge di stabilità del 2016.

IRAP:

L’IRAP è l’Imposta Regionale sulle Attività Produttive ed è stata istituita nel 1997.

Come si può intuire, il 90% del suo gettito non va allo Stato, ma alle Regioni nelle quali hanno sede le attività economiche che devono versare questa imposta.

Dal 2008 detto gettito è destinato al finanziamento del Fondo Sanitario Nazionale, gestito appunto dalle Regioni.

IMU:

L’imposta municipale unica (IMU) o imposta municipale propria è un’imposta del sistema tributario italiano.

È un’imposta diretta di tipo patrimoniale, essendo applicata sulla componente immobiliare del patrimonio.

Creata per sostituire l’imposta comunale sugli immobili (ICI), ha inglobato anche parte dell’imposta sul reddito delle persone fisiche (IRPEF) e delle relative addizionali per quanto riguarda i redditi fondiari su beni non locati.

Altri contributi e imposte : Tassa sul permesso di soggiorno

Il contributo riguardi quasi 5 milioni di stranieri e l’importo sarà fino a 200 euro- La crisi economica italiana si ripercuote anche sugli immigrati che dal 30 gennaio 2012 dovranno versare un contributo per il rilascio ed il rinnovo del permesso di soggiorno.

Oltre alle solite tasse come i 14, 62 euro per la marca da bollo da apporre all’istanza, ai 27, 50 euro per il rilascio del titolo di soggiorno in formato elettronico, ed ai 30 euro per la spedizione della raccomandata a poste italiane, gli stranieri maggiorenni che dovranno richiedere il rilascio o il rinnovo dl permesso di soggiorno dovranno sborsare fino a 200 euro.

Ecco come sono suddivisi i contributi:

Leggi di più:

Exit mobile version