Residenza anagrafica (Cos’è e come dichiararla) | Stranieri d’Italia
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Residenza anagrafica – Per residenza anagrafica si intende una dimora di fatto di una persona, in poche parole l’indirizzo della sua principale abitazione. Il luogo in cui la persona vive con una duratura stabilità e in cui deve essere reperibile.
Per questo motivo è anche chiamata dimora abituale e differisce dal domicilio. Ecco come dichiararla presso l’ufficio Anagrafe del Comune.
Qual’è a differenza tra residenza anagrafica e domicilio?
Con la parola domicilio, delle volte può capitare che sia messo affianco a quella di residenza, si intende invece il luogo in cui una persona decide di mettere la sede principale dei suoi affari e interessi. Per fare un semplice esempio un libero professionista potrebbe risiedere in un certo Comune ma spostare il domicilio del suo ufficio in un altro.
Delle volte in alcuni casi invece dove residenza e domicilio coincidono. La differenza principale tra residenza e domicilio diventa fondamentale per ottenere per fare un esempio le agevolazioni che sono previste per comprare la prima casa.
In caso compraste la prima casa in un comune diverso da quello di residenza bisogna infatti fare un cambio di residenza. Questo per usufruire delle detrazioni previste per gli interessi del mutuo, per le spese di agenzia e per le donazioni di immobili tra genitori e figli. Il vincolo viene risolto una volta che vengono richieste le agevolazioni. Le esenzioni IMU e Tasbi valgono solo per l’indirizzo di residenza.
Come dichiarare la residenza anagrafica? L’autocertificazione
L’indirizzo di residenza dovrà essere immediatamente comunicato all’ufficio Anagrafe del Comune vorrà si vorrà risiedere. Oppure scrivendo una dichiarazione di proprio pugno oppure tramite un modulo apposito per l’autocertificazione.
Ad oggi giorno la maggior parte dei siti web ufficiali dei comuni italiani concedono la possibilità di poter fare online l’autocertificazione. Oppure c’è anche la possibilità di scaricare i documenti necessari da inviare in un secondo momento firmati a mezzo posta o email.
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Tuttavia ci sono quattro diverse tipologie di autocertificazione:
- Di residenza;
- Di domicilio;
- Cambio residenza;
- Per richiedere il certificato di residenza storica;
- Esiste anche la possibilità di avere più residenze, nei modi indicati dalla legge.
Gli accertamenti della residenza anagrafica:
Prima dei 45 giorni dall’invio dell’autocertificazione, il Comune deve dare incarico alla polizia municipale o altro personale autorizzato per accertarne la veridicità.
Il personale autorizzato realizzare dunque un controllo per appurare la sussistenza del requisito della abitualità della dimora. In caso contrario, scatta la sanzione amministrativa a carico del dichiarante, per reato di falso in atto pubblico, che da 25,82 a 129,11€.
Ci sono conseguenze giuridiche?
Nel caso in cui il dichiarante decide di effettuare la residenza anagrafica, questo comporta per il cittadino una serie di diritti, vantaggi e anche oneri. E’ fondamentale l’indicazione della propria residenza anagrafica affinché si possa ottenere il rilascio dei certificati anagrafici.
Inoltre per l’iscrizione alle liste elettorali del Comune, per la scelta del medico di famiglia (per i non residenti occorre un permesso temporaneo che si deve rinnovare ogni anno) e per l’assistenza sanitaria locale.
Infatti la residenza determina inoltre in maniera esclusiva il determinato posto in cui il cittadino dovrà svolgere gli adempimenti necessari in caso di matrimonio (pubblicazioni) e il tribunale competente in caso di adozione di minori.
La residenza condivide invece con il domicilio, la competenza territoriale degli organi Giudiziari e il luogo nel quale ricevere raccomandate o atti giudiziari.
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Il certificato di residenza:
Bisogna attestare la veridicità della dichiarazione di residenza anagrafica. E una volta fatto è possibile richiedere presso l’ufficio Anagrafe del proprio Comune il certificato di residenza, che contiene oltre all’indirizzo dichiarato le generalità del cittadino (nome, cognome, data e comune di nascita).
Questo documento è valido per 6 mesi e ha valore probatorio. Ad esempio, durante un processo ed è inoltre richiesto, sia da privati che dalla pubblica amministrazione, affinché si possa partecipare a concorsi pubblici o per iscrivere un figlio all’asilo nido comunale, in quanto questi servizi sono riservati ai soli residenti in un certo Comune.
Inoltre esiste un certificato storico di residenza, che elenca i vari cambi di dimora effettuati da una persona all’interno di uno stesso Comune. Il costo per richiedere il certificato di residenza, così come quello storico, è quello di 0,52€ se in carta semplice più 16€ di marca da bollo ed eventuali costi di spedizione.
Il cambio di residenza:
La propria residenza anagrafica può essere cambiata in qualsiasi momento e in maniera gratuita per variare il proprio luogo di dimora abituale, ad esempio per lavoro o per studio. E’ inoltre possibile fare richiesta di un cambio temporaneo nel caso in cui si tratti di un breve periodo di tempo.
Il cambio di residenza può essere richiesto da uno qualunque dei soggetti maggiorenni di una famiglia e deve dichiararlo all’ufficio Anagrafe del proprio Comune entro 20 giorni dall’effettivo trasferimento.
Dopo alla dichiarazione scatteranno gli accertamenti già descritti affinché si possa verificare la veridicità di quanto dichiarato e che il cambio di residenza sia effettivo. Successivamente a un cambio di residenza, infine, il cittadino è tenuto ad assolvere alcuni adempimenti.
In caso si fosse in possesso di un veicolo, ad esempio, bisogna aggiornare il libretto di circolazione e inviare a mezzo posta un’autocertificazione all’assicurazione. In caso invece di possesso di una partita Iva, bisogna comunicare il cambio all’Agenzia delle Entrate, ed occorre inoltre fare richiesta di un nuovo allacciamento per le utenze di luce, gas, acqua e telefono.
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