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Reddito di quarantena – La proposta è stata destinata a far molto discutere, sostenendo il suo ideatore, per un momento di crisi ed emergenza così profondo, bisogna mettere in campo misure straordinarie.
Uno dei problemi principali, infatti, è che nel momento in cui l’emergenza Coronavirus sarà terminata (e noi speriamo il prima possibile) la situazione economica del paese sarà una tragedia in quanto saranno veramente poche le aziende che saranno in grado di ripartire immediatamente.
Per questo motivo Gianmario Cinelli, ricercatore presso l’Università Bocconi di Milano, e Antonio Costagliola, vicepresidente della banca d’investimenti Equita, hanno proposto di istituire il Reddito di quarantena. Una forma di sostegno che, a differenza del quasi omonimo “Reddito di Cittadinanza”, è stato rivolto all’intero popolo italiano.
A prescindere dal fatto che si tratti di un lavoratore dipendente, di un lavoratore autonomo o di un imprenditore.
In questa maniera, sostengono i due ricercatori, le aziende non consumeranno il loro patrimonio e le famiglie potranno ugualmente “sopravvivere” per alcuni mesi.
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Che cos’è il reddito di quarantena?
Il reddito di cittadinanza istituito dall’allora Ministro allo Sviluppo Economico Luigi Di Maio; ha l’obiettivo di consentire alle fasce più deboli della popolazione di avere una fonte di entrate in attesa di trovare un lavoro. Il Reddito di Quarantena invece, ha l’obiettivo di garantire la “sopravvivenza” di tutti i cittadini sino a quando l’emergenza legata al Covid-19 non sarà terminata.
Secondo gli autori della proposta, la misura dovrebbe concretizzarsi in un sussidio di 751 euro. Sempre da erogare a tutte le famiglie italiane per i prossimi mesi. Fino a quando non si potrà tornare a una situazione di normalità (o quasi).
Reddito di Quarantena, a cosa serve?
Questa strategia ideata dai due economisti riprende l’idea degli animali che vanno in letargo durante i mesi più freddi dell’anno. Sono in grado di ridurre al minimo le loro funzioni vitali, per poter spendere il meno possibile e risvegliarsi in piena forma (o quasi) a inizio primavera.
Grazie a questo reddito di quarantena, tutti quanti (dipendenti pubblici, dipendenti privati, lavoratori autonomi e imprenditori) dovrebbero essere in grado di entrare in uno stato di “ibernazione” che consentirebbe loro di non dover consumare i loro risparmi.
In questa maniera, quando la crisi sanitaria (e quella economica che sta emergendo) avrà concluso, sia le aziende sia le famiglie, avranno la liquidità basilare per poter far ripartire l’economia. Sia dal lato della domanda sia da quello dell’offerta.
Una soluzione che può trarre vantaggio a tutti in poche parole, quanto meno per gli “attori passivi” della storia. Il costo maggiore, infatti, dovrebbe pesare sulle casse delle Stato.
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Quanto costerebbe allo Stato?
Dato che si dovrebbe trattare di una misura universale, rivolta a tutti i nuclei familiari del nostro Paese senza distinzione di posizione lavorativa o reddito. Le casse dello Stato si troverebbero a sostenere un costo molto elevato. Secondo i dovuti calcoli dei due proponenti, il reddito di quarantena costerebbe circa 19 miliardi di euro al mese allo stato.
Se questa misura venisse garantita per tre mesi, come proposto da Cinelli e Costagliola, il conto finale sarebbe di circa 58 miliardi di euro.
Il costo totale della spesa, naturalmente, non sarebbe interamente in deficit. Al contrario: secondo i due ricercatori, in questo stesso periodo lo Stato dovrebbe essere in grado di sospendere il pagamento di stipendi ai dipendenti pubblici. Pensioni e altre forme di sostegno (come il Reddito di cittadinanza).
Istituendo il reddito di quarantena, riuscirebbe a recuperare circa 80 miliardi di euro, con un saldo positivo di 22 miliardi di euro. Per un po’ di tempo, tuttavia, la situazione sarà un po’ stretta (anche le aziende sospenderebbero il pagamento degli stipendi dei loro dipendenti) per poi avere una migliore situazione nel corso dell’estate, quando l’economia dovrebbe ripartire.
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